E' senza dubbio l'immersione più difficile e affascinante che abbia mai fatto. Si tratta della visita ad un magnifico relitto "Il sommergibile Veniero" della Marina Militare
Italiana affondato tra la prima e la seconda guerra mondiale, il 26 agosto 1925 alle ore 06.50, in fase di esercitazione a causa di uno
speronamento accidentale da parte del mercantile <Capena>.
Il Sommergibile si trova a 6 miglia dalla costa di PortoPalo di Capo Passero (SR) su un fondale sabbioso e piatto alla profondità di circa 56 metri. Bisogna preparare
l'immersione il giorno prima, studiare tutte le varianti possibili, capacità bombola, consumo aria, tempo di immersione/permanenza e soprattutto tempo di decompressione e non
sono ammessi errori di alcun tipo.
Si arriva sul posto tramite una imbarcazione munita di GPS. Dopo aver localizzato il posto si usa l'eco scandaglio per rilevare la sagoma del sommergibile. Una volta
individuato il punto esatto si getta il pedagno per fissare il punto e ci si immerge nel blu, la discesa è veloce, per evitare che le correnti marine modifichino le
coordinate e per evitare di consumare troppa aria, ma sembra interminabile.
Arrivati a circa 30-35 metri di profondità si intravede il sommergibile, nero, lungo circa 67 metri e largo 6. A quel punto comincia l'avventura.......
In un fondale sabbioso giace in silenzio ed intatto il sommergibile, poggiato sul fondo in posizione di navigazione leggermente sbandato a sinistra, come se si fosse adagiato
sul fondo tanti anni fa e addormentato con tutto il suo equipaggio composto da 48 membri. La scena è raccapricciante, si intravedono dai boccaporti aperti i resti dei corpi
ormai scheletriti dei marinai ed è tutto come un tempo. Si intravedono gli indumenti, (stivali, giacche ecc.), i fucili ormai incrostati, le damigiane presumibilmente colme di
vino, la strumentazione di bordo ed è tutto lì come dimenticato dal mondo. La poppa del sommergibile è ricoperta dalle reti dei pescatori che ignari della presenza
dell'imbarcazione dragavano i fondali e inspiegabilmente e sistematicamente perdevano le reti, fino a quando Enzo Maiorca si immerse e scoprì il relitto.
Una nuvola di Anthias ci accoglie a poppa vicino la torretta mentre una grossa cernia fugge via. Si intravede l'elica superstite delle due in dotazione. e qua e la sono
presenti grossi squarci che mostrano l'interno del relitto. Non sembra, ma il tempo trascorre velocemente, i minuti si accavallano, non si vorrebbe tornare in superficie, ma
la profondità è tanta e l'azoto minaccioso si accumula tra i tessuti, è ora di risalire ! Dopo 20 minuti di immersione ci si avventura nella lenta e costante risalita verso la
superficie da dove si intravede a stento la sagoma del sole. Non più di 10 metri al minuto, tutto procede lentamente, si guarda continuamente il manometro, il profondimetro,
il computer, gli altri compagni, si regola il jacket, se non trovi il pedagno cerchi disperatamente un punto di riferimento fino a quando si arriva ai 12 metri dove si
effettua la prima tappa di decompressione di 1 minuto, si risale a 9 metri dove si effettua la seconda tappa di 2 minuti, si risale a 6 metri per la terza tappa di 3 minuti ed
infine si risale a 3 metri per l'ultima interminabile tappa di 27 minuti e li cominci a pensare a quei poveri marinai abbandonati per sempre nella loro tomba. Deve essere
stato un attimo, un forte rumore e subito dopo una morte atroce, senza scampo .... scampati ad una guerra sanguinosa il destino ha voluto che morissero per la distrazione di
un mercantile che navigava verso il loro triste destino ......
Per organizzare l'immersione e raggiungere il posto ci si può rivolgere al Diving
"Il Paguro" che ha la sede
a Marzamemi. Sono dei professionisti amanti del mare con attrezzature moderne e in piena efficienza. Il responsabile del Diving "Piero Caruso" è sempre disponibile e pronto ad
accompagnarvi in questa affascinante avventura che molto difficilmente riuscirete a dimenticare.
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